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Impariamo a riconoscere il ritmo di corsa

Chi corre, a qualsiasi livello, dovrebbe imparare a riconoscere il proprio ritmo di corsa. Fatta eccezione per i periodi di ripresa da un infortunio, nella quasi totalità dei casi correre a sensazione non è molto utile: non si conosce il ritmo di corsa e si perdono i riferimenti con le distanze e con i tempi. L’atleta che non conosce il proprio ritmo di corsa rischia di interpretare male l’allenamento, con pericolo di scarsa tenuta.

Il podista dovrebbe diventare un metronomo vivente. Avere il senso del ritmo aiuta a migliorare, ad affrontare le gare nel modo giusto e a imparare a “sentirsi”.

La tecnologia è certamente un valido supporto per chi corre. Il cronografo/GPS per la corsa ha il vantaggio di essere pratico e di permettere la lettura istantanea del passo. È possibile archiviare i dati e trasferirli su PC. Si possono osservare i ritmi di ogni chilometro, confrontare gli allenamenti, valutare l’altimetria e altre funzioni.

Talvolta, con il dispositivo al polsosi passa più tempo a guardare lo strumento piuttosto che “ascoltare” il proprio ritmo di corsa. Un altro limite di questo tipo di strumentazione è legato al segnale: fitta vegetazione, ponti, gallerie e aree con scarsa copertura compromettono la lettura. Questi limiti incidono soprattutto nel calcolo del passo istantaneo mentre, tutto sommato, grazie a sistemi di ricalcolo, la distanza finale e il ritmo finale sono corretti, con scarso livello di errore.

Si consiglia questo strumento a podisti principianti e atleti evoluti, a patto che investano tempo anche in allenamenti senza GPS, in pista o su strada.

Chi corre, quindi, deve acquisire una mentalità matematica. Per calcolare il proprio ritmo di corsa, dato il tempo di un cronometro, serviranno dei riferimenti segnati, a terra o su pali segnaletici. L’ideale sarebbe che ci fosse un segnale ogni 100 m, almeno per un paio di chilometri, se il percorso è circolare.

Come calcolare dunque il ritmo di corsa? Intanto, chi corre deve imparare che l’unità di misura del passo è in minuti al chilometro. Un primo passaggio mentale importante, quindi, sarà quindi da “chilometri all’ora” a “minuti al chilometro”. Andare a 10 km/h, ad esempio, significa mantenere un ritmo medio di 6’/km.

Gli allenamenti su percorsi segnati necessitano, per il podista, di un cronometro con tasto lap, da premere, ad esempio, a ogni 500 metri o km. Una funzione “recall”, al termine, consente di rivedere i tempi dei singoli giri.

Sui percorsi segnati, dunque, il podista può imparare correttamente i ritmi e realizzare gli allenamenti di qualità più delicati (fartlek, ripetute, medi).

Prima di buttarvi in una selva di lavori di qualità, fate qualche allenamento per prendere confidenza con il fondo e con i segnali a bordo pista. Se non volete diventare esperti di gare in pista o fare sempre allenamenti su quella superficie, potete anche non correre con le chiodate.

La pista di atletica misura 400 m: ci sono le corsie scaglionate e bisogna prestare attenzione a mantenere la corsia corretta. Consiglio: la pista per “provare i ritmi di corsa”: prendete un riferimento di 200 metri e provate a correrlo a diversi ritmi e verificate con il cronometro i vari passaggi. Queste sedute vi aiuteranno a memorizzare i ritmi di corsa e a rendervi più consapevoli dell’importanza di conoscere il vostro valore, a qualsiasi vostro livello di allenamento.

Fonte: Correre.it